Sono passati 20 anni dalla tragedia al largo dell’isola di Sumatra: un terremoto di magnitudo 9.1, il maremoto, le onde che si abbatterono sulle coste di 14 Paesi. Un momento buio per l’Asia, che tutt’oggi ricorda quanto successo: più di 220mila persone sono morte in quello che viene ricordato come uno dei disastri naturali peggiori della storia dell’umanità. Tra le persone che hanno vissuto quel momento anche Gigi D’Alessio, all’epoca in vacanza a Soneva Fushi, nelle Maldive, durante il periodo natalizio: in un’intervista, il cantautore napoletano ha ricordato la fuga, vent’anno dopo, con suo figlio Luca (LDA) sulle spalle.
Gigi D’Alessio, lo tsunami del 2004 e la fuga con i figli
“Sembrava uno di quei disaster movie che vediamo al cinema. Arrivò un muro d’acqua alto metri. Feci appena in tempo a prendere in braccio mio figlio Luca che allora aveva poco più di un anno. Uscimmo dal mio bungalow e andammo a controllare come stavano gli altri miei figli Claudio e Ilaria nella struttura accanto”. Così Gigi D’Alessio, al Corriere della Sera, ricorda quel giorno, il 26 dicembre 2004. Una data che nessuno può dimenticare. La fuga con il piccolo Luca – che oggi conosciamo tutti come LDA – sulle spalle, la salvezza raggiunta in una zona, tra distruzione e disperazione.
Gigi D’Alessio si è detto fortunato, per come sono andate le cose, perché ha scampato il pericolo per pochissimo: “In altre zone l’onda non ha risparmiato niente e nessuno, cancellando lembi di paradiso e a pagarne le spese, come spesso accade, sono stati i più poveri, i più deboli, i più indifesi, coloro che non hanno fatto in tempo a trovare un posto sicuro”.
Un giorno che non ha mai dimenticato
Contrariamente a quello che si pensa spesso, ovvero che il tempo lenisca tutto e che i ricordi si facciano evanescenti con il trascorrere dei giorni, dei mesi, degli anni, Gigi D’Alessio non ha mai dimenticato quello che è successo: gli ha lasciato un segno dentro, consapevole di essere riuscito a salvare se stesso e i suoi amatissimi figli per un soffio. “L’immagine degli occhi disperati che scorgevo nelle persone che in pochi attimi, avevano perso tutto: i propri cari, le case con dentro oggetti, ricordi, quelli di un’intera vita. Ho toccato con mano la disperazione di uomini e donne che piangevano i familiari scomparsi tra le onde”.
D’Alessio è poi tornato alla vita di tutti i giorni: dopo lo spavento e la grande paura, un senso di colpa lo ha avvolto. “Per il solo fatto di essermi salvato e di poter ritornare alla mia vita agiata”. Il 2004, del resto, per lui era stato un anno importante: l’uscita di Quanti Amori, le collaborazioni con grandissimi artisti di fama internazionale. Eppure, nonostante la fama e il successo, i suoi ricordi si sono fermati lì, a quello che ha vissuto, al dolore che ha visto negli occhi delle altre persone.
“Pensavo che il tempo avrebbe trasformato questa giornata in un ricordo evanescente, invece non è stato così. Non ho dimenticato quello che accadde, non volevo farlo. Ricordo la compostezza di quella gente, la loro forza, la loro capacità di fare gruppo e di aiutare chiunque, anche noi turisti. Il coraggio di donne, uomini e bambini che scavano a mani nude”.